“Presenze”

Galleria Bonaparte, Milano, 1981

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Nella sala Matisse della Galleria Bonaparte di Milano i visitatori camminavano attenti cercando   dei passaggi entro il labirinto tridimensionale installato da Marina Piatti. Servendosi di chilometri e chilometri di strisce di carta di giornale ritagliata con cura,  e poi incollando le strisce tra di loro e poi ancora facendole aderire al soffitto e al suolo, aveva trasformato lo spazio della galleria in una selva di informazioni dis-informanti. Il mezzo giornale, la carta stampata che ricorda il nostro quotidiano ha sempre interessato questa artista che è stata definita concettuale e nel cui lavoro ha grande importanza la manualità, la precisione quasi ossessiva e la ripetitività gestuale. Nel 1977 ricoprì con pagine di giornale un oggetto d’uso comune, una sedia. Necrologi sulle gambe, economia e politica sul sedile, cronaca e sport sulla spalliera; ed eco la notizia che non informa più, l’eccesso di messaggi che provocano – uniti ad un supporto inusuale per loro decontestualizzati – una rottura dei codici di lettura. Davanti alle opere-azioni di Marina Piatti si coglie la relatività degli oggetti e dei media: sedia-giornale o giornale-sedia? labirinto cartaceo o metafora della nostra mente? La mente, il cervello inteso anche nella sua realtà fisiologica è altro campo d’indagine preferito dalla Piatti. È ancora il tema del labirinto, il labirinto-cervello della realtà, della informazione, protagonista di un libro di qualche anno fa: Il filo di Teseo. Anche l’ultima fatica dell’Artista era completata da un libro; chi si avventurava nel labirinto si trovava alla fine, o al centro, di fronte a un Diario, ad una sorta di antologia di ritagli di eventi quotidiani. Nel libro-oggetto Deperformance di Marina Piatti e Oscar Fonti – opera dello scorso anno presentata alla Galleria dei Bibliofili di Milano – lo smantellamento di un labirinto costruito con carta da pacco e maschere autoritratto si fa performance impropria. Unico documento reale è qui la scrittura: la presentazione di Carmelo Strano all’inizio, e il messaggio di un ignoto visitatore in chiusura.

                                                                                                                              Giovanna Ginex



Commento musicale del Maestro Nando De Luca